The ITSS Africa team interviews Michele Tallarini, a researcher at the University of Bergamo, analysing Sahel’s and North Africa’s radicalization and extremism dynamics. Through his direct experience in the field, Michele Tallarini offers an insight into the main reasons that lead local people to radicalization in the area and concrete strategies to help local communities to be more resilient to the issue.
Italian state security has become evermore intertwined with the Middle East and North Africa (MENA) region in recent days, as the invasion of Ukraine by Russia has highlighted the need for Europe to secure a renewable, multi-origin energy supply, as well as the importance of European food supplies in North Africa. The impact of war on Ukrainian and Russian harvests has not only caused wheat shortages in European markets, but also devastated grain imports across the MENA region, such as in Tunisia, Morocco and Libya. European sanctions on Russian oil and gas have also sent the cost of energy soaring, leading European leaders to seek other sources of fuel, including in the Middle East. War in Eastern Europe could see Western Europe and the EU seeking out a stronger partnership with the MENA region in both trade and diplomacy. However, Europe and the MENA region would have to overcome historic and contemporary tensions in order to achieve closer collaboration.
However, in order to establish mutual food and energy security, Italy and the MENA region would have to build stronger ties in both the trade and diplomatic spheres, working through historic and contemporary tensions. To this day, Italy’s relations with the MENA region are still damaged by the country’s legacy of colonization in Libya and the Horn of Africa in the 19th and 20th centuries, as well its support for France’s colonization of Algeria, Tunisia, and Morocco.
La sicurezza dello stato italiano è diventata negli ultimi giorni sempre più legata alla regione del Medio Oriente del Nord Africa. Infatti l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha evidenziato, da un lato, la necessità per l’Europa di assicurarsi un approvvigionamento energetico rinnovabile e diversificato, dall’altro ha posto l’accento sull’importanza delle forniture alimentari europee in Nord Africa. L’impatto della guerra sui raccolti ucraini e russi non solo ha causato carenze di grano nei mercati europei, ma ha anche colpito duramente le sue importazioni in tutta la regione MENA, così come in Tunisia, Marocco e Libia.
Inoltre, le sanzioni di Bruxelles sul petrolio e sul gas russo hanno causato un’esponenziale crescita del costo dell’energia, portando i leader europei a cercare nuove fonti di carburante, in particolar modo anche in Medio Oriente.
A tal proposito, la guerra in Ucraina potrebbe spingere l’Europa occidentale e l’Unione Europea a formare una partnership più forte con la regione MENA sia a livello commerciale che diplomatico. Per raggiungere un livello di collaborazione più stretta, è necessario tuttavia che l’Europa e i paesi del MENA superino le tensioni storiche e contemporanee che pervadono nei loro rapporti internazionali.
Questa situazione rappresenta un’opportunità per numerosi paesi dell’UE di coprire il vuoto lasciato da Russia e Ucraina. La Francia, per esempio, è un grande produttore globale di grano con 30,1 milioni di tonnellate raccolte nel 2020, meno delle 85,9 milioni di tonnellate russe, ma più delle 24,9 milioni dell’Ucraina nello stesso anno. Anche la Germania, seppur in modo minore, contribuisce alla produzione europea di grano, avendo prodotto nel 2020 circa 22,2 milioni di tonnellate. Un altro paese che potrebbe giocare un ruolo importante nella regione si tratta dell’Italia. Nonostante questa abbia raccolto “solo” 6,7 milioni di tonnellate, il paese ha esportato oltre 24,8 milioni di dollari in grano nel 2020. Il sostegno dei paesi europei garantirebbero quindi ai paesi del Medio Oriente e del Nord Africa la possibilità di attingere dal mercato europeo e di soddisfare la propria domanda interna.
Tuttavia, al fine di stabilire una reciproca sicurezza alimentare ed energetica, l’Italia e i paesi del MENA dovrebbero perseguire nuove forme di collaborazione economica e diplomatica. Ad oggi le relazioni dell’Italia con la regione del MENA risentono ancora del passato imperialista di Roma, in particolare della colonizzazione della Libia e del Corno d’Africa nel XIX-XX secolo, e del sostegno alla colonizzazione francese di Algeria, Tunisia e Marocco.
Ad aggravare lo status diplomatico tra Italia e paesi del Medio Oriente e del Nord Africa si aggiungono anche eventi più contemporanei come la recente crisi migratoria. Questa, iniziata nel 2010 e intensificatasi nel 2015, ha visto milioni di rifugiati provenienti dall’Asia, dall’Africa e dal Medio Oriente fuggire in Europa in seguito alle guerre scatenatesi nei loro paesi. In alcuni momenti della crisi, la maggior parte dei migranti stava attraversando l’Italia dal Nord Africa, partendo specialmente dalla Libia. Questo ha creato una situazione di tensione e sfiducia tra i due paesi e a livello internazionale, dal momento che ai migranti stranieri veniva spesso negato l’ingresso in Italia e lasciati annegare in mare, oppure detenuti e maltrattati nei centri di detenzione in Libia. I politici italiani come l’ex Primo Ministro Matteo Salvini hanno spesso lanciato commenti infiammatori sugli immigrati provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa, aumentando le tensioni e suscitando forti attriti tra le diverse comunità multietniche. Un esempio è la dichiarazione con cui Salvini difese un collega reo di aver sparato a un immigrato marocchino, oppure il processo che l’ex Primo Ministro ha dovuto affrontare per le accuse di rapimenti di 147 rifugiati, impossibilitati a scendere in Italia dalla barca della ONG Seawatch.
Mentre questi eventi hanno indebolito le relazioni diplomatiche tra l’Italia e i paesi del MENA, alcune ostilità di recente memoria sono in realtà servite a rafforzare i loro legami strategici. Nonostante non abbiano raggiunto i loro obiettivi strategici, le truppe di pace italiane a Beirut durante la guerra civile libanese negli anni ’80 sono state lodate per la loro “neutralità sostenuta, il comportamento rispettoso e il minimo uso della forza”.
The ITSS Africa team interviews Muhammad Musaad Alaraby, from Biliotheca Alexandrina’s Center of Strategic studies, analysing Egypt’s role in the international cooperation in the security field. Together we discussed the current situation in Egypt, and its position between Europe and Africa. Finally, we concluded with a snapshot of possible future scenarios regarding Egypt’s security and cooperation internationally.
Interviewing Team: Alessandra Gramolini, Rebecca Pedemonte, and Michele Tallarini.